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Rorty delinea in questo libro un nuovo personaggio filosofico, lontano dalle certezze immutabili ed autoritarie della scienza: l'"ironico liberale". Ossia, colui che nutre la speranza che la sofferenza possa diminuire e che possa aver fine l'umiliazione subita da alcuni esseri umani a causa di altri esseri umani. "Liberale" è chi crede che la crudeltà sia il peggior misfatto umano; "ironico" è chi ha compreso e accettato la contingenza delle sue credenze e dei suoi desideri, riconducendo entrambi sotto l'egida del tempo e del caso.